AMORE E MORTE NELL’ANCONA DEI <<MOTI>>
A chi gli rimproverava, nella stesura della sua opera più celebre <<I tre Moschettieri>>, la scarsa oggettività adoperata nella ricostruzione degli eventi passati, Dumas padre rispondeva un po’ piccato e un po’ divertito: <<È vero: ho violentato la storia … ma da quello stupro sono nati tre splendidi figlioli>>. Dietro questa battuta in realtà c’è un problema di non poco conto per chi vuole far sposare, nella scrittura, la letteratura e la ricognizione storica. Ci riesce con una buona combinazione, facendoci nello stesso tempo, dono di una bella scrittura – chiara e succosa come quella che ornava le pagine di libri di altri tempi – Graziella Magrini con il suo primo romanzo <<Le rondini volano alte nel cielo libere>> (Italic, 18 euro). Il romanzo rievoca i tempi di conflittualità politiche e di grandi passioni ideologiche nell’Ancona ottocentesca dei primi anni ’30, quando, falliti i moti costituzionalisti del ’31, la città dorica diventa scenario drammatico di scontri violentissimi e fatta oggetto dell’interesse delle grandi potenze straniere. Mentre la Francia occupava con le sue guarnigioni la città in risposta al predominio dell’influenza austriaca nello Stato della Chiesa, la radicalizzazione dello scontro politico tra Sanfedisti, Burlandotti, i papalini in una parola, da una parte e Liberali e Repubblicani - l’anno narrato è quello della fondazione della sede anconitana della Giovane Italia – dall’altra, insanguinava Ancona con attentati continui all’ordine pubblico. Su questo drammatico sfondo, la Magrini ci conduce, attraverso il personaggio contemporaneo di ricercatrice, la studiosa Agnese, metafora stessa della passione storica, nelle piazze, nelle vie, nelle chiese e nelle dimore nobiliari dell’Ancona di quegli anni, dipanando pagina dopo pagina, i fili intricati di un racconto di amore e morte, ma soprattutto di grande passione politica. Momenti del nostro Risorgimento rivivono con le loro luci ed ombre, in forma piena in queste pagine che ci regalano, attraverso le figure di Edoardo Altieri e della bellissima contessa Agnese, di Clotilde Antiqui e di tanti altri, la visione di un tumultuoso passato cittadino. La lettura dei documenti d’archivio che sono serviti sicuramente alla stesura del testo, si è oggettivata, in questo caso, grazie ad un uso puntuale ma sempre suggestivo della parola, in un racconto affascinante e coinvolgente.
Antonio Luccarini